Tag: storytelling fotografico

La start up che riscopre l’emozione delle cartoline unendole al digitale. L’intervista al ceo Andrea Gambini

La start up che riscopre l’emozione delle cartoline unendole al digitale. L’intervista al ceo Andrea Gambini

Ritorna il nostro consueto appuntamento con la rubrica #travelintech. L’intervista di quest’oggi ci porta alla riscoperta dell’emozione e dell’attesa di una cartolina, ma personalizzata, innovativa e digitale. Nel periodo estivo anni addietro, prima dell’invasione del digitale e delle app, c’era la consuetudine di mandare cartoline dalla località vacanziera a parenti ed amici per un saluto, un abbraccio, per condividere un momento di svago e divertimento. Ma come riappropriarsi di queste emozioni perdute col nuovo panorama tech e digital in cui le foto sono per lo più condivise in tempo reale in gruppi, in chat, sui social?

Ad unire il vintage e il digitale ed il marketing diretto ci pensa Pem (Pick the Emotion) l’innovativa app che immortala le avventure e gli attimi più belli ed emozionanti delle vacanze con lo smartphone e trasforma le foto in cartoline da personalizzare ulteriormente con un messaggio o un disegno. Richiede poi l’indirizzo del destinatario che potrà appendere la cartolina anche al frigo, oltre che ammirarla sui social. Per l’invio è fondamentale il PemCoin, per permettere in fase di stampa di inserire il brand corrispondente, che permette la spedizione, nel retro della cartolina.

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Federico Pacini e lo storytelling fotografico di Santa Maria della Scala

Federico Pacini e lo storytelling fotografico di Santa Maria della Scala

Da booklover e appassionata di fotografia, anni or sono rimasi letteralmente folgorata dal libro di Lalla Romano “Nuovo romanzo di figure”, novità all’interno del panorama letterario italiano, nel quale il racconto è fatto attraverso le foto, scattate dal padre dell’autrice, ed accompagnate da didascalie che rivelano destini e intrecciano tempi diversi.

Ma quest’oggi facciamo tappa a Santa Maria della Scala, attraverso il racconto per immagini che il fotografo Federico Pacini dedica proprio a “Santa Maria della Scala. Uno storytelling fotografico inusuale che mette in luce l’esplorazione degli ambienti e delle stanze in “degrado”, tempi stratificati che si addensano negli spazi, dettagli impensabili e a volte inspiegabili.

Storytelling fotografico

Un suggestivo viaggio fotografico lontano dalle consuete immagini patinate e da cartolina tipiche della Toscana e in particolare del centro di Siena, dove si colloca il complesso di Santa Maria della Scala, ma Pacini racconta proprio il non visibile per eccellenza: una prospettiva che non emerge mai, un qualcosa che sfugge ai più ma solo un occhio attento e appassionato alla sua città può catturare e darne valore. Inoltre, ancor più potente è di saper immortalare un passato che si intravede, fa capolino in questi ampi spazi, un presente in divenire: al di là delle mura e dei calcinacci e delle travi che scricchiolano e dell’intonaco che cade, c’è l’imminente possibilità al cambiamento e alla rinascita.

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Il libro fotografico Santa Maria della Scala si compone di 59 foto rettangolari disposte nelle pagine in modo alternato, sfasato, e in esse prevalgono giochi di geometrie, “un architettura in un’architettura” come dice Roberto Maggiori nell’introduzione esplicativa ed illuminante, ed ancora “schermi rettangolari attraverso cui si simula l’esperienza della “realtà””. E non a caso sempre Maggiori parla di prospettiva “post rinascimentale”. Infatti Pacini non è alla ricerca della bellezza, ed il progenitore dello schermo è la finestra prospettica di Leon Battista Alberti di cui parla nel suo trattato “De Pictura”: l’immagine è ridotta a un solo punto di vista ed esiste nello spazio fisico e agisce nello spazio della rappresentazione.
Inoltre, la prima edizione del libro è stato pubblicata nel 2015 dalla Editrice Quinlan della prestigiosa rivista internazionale “Around Photography”.

Santa Maria della Scala e Federico Pacini

Quando sono state scattate le foto, Santa Maria della Scala si trova in un momento di transizione tra il progetto iniziale in cui era un ospedale, luogo più antico dell’Occidente, ed in attesa di una completa riqualificazione già in parte effettuata. Infatti metà dell’edificio era stata già recuperata ed adibita a polo museale che ospita collezioni di arte antica e moderna. E Pacini riesce con il suo obiettivo a dare vita pulsante alle macerie e rovine di questa metà di edificio, ancora senza un’identità precisa.

Si alternano finestre murate, finestre da cui si vede la “bellezza” (il Duomo di Siena), sedie vuote e sedie di design in acciaio tubolare cromato e seduta e schienale in ecopelle, scrivanie con vecchi apparecchi o con bottiglietta d’acqua minerale abbandonata o inondate di raccoglitori sparsi, intonaco cadente, umidità ai soffitti, crepe, vetri rotti, porte sventrate, tubi in bella mostra.

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Ed ancora sono stati catturati e immortalati: un cruciverba abbandonato sul pavimento, vecchi monitor di computer, la targhetta AVO (Associazione Volontari Ospedalieri), casse in legno con le scritte “Fragile” e “With care”, teiera arrugginita e pezzi superstiti di ceramiche rotte che si contrappongono a gigantografie del mondo cinematografico e dello star system, ad un poster di una squadra di calcio, ed ancora a bozzetti, disegni di progetti architettonici, cronoprogrammi, affreschi quattrocenteschi senesi, antiche statue e tele coperte da cellofan accantonate vicino alla biglietteria in legno.
Di particolare potenza è la foto che rappresenta un teschio a metà posato su alcuni fogli scritti a mano su un davanzale di una finestra.

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Tanti dunque i dettagli che catturano e a volte “sconvolgono”, in queste fotografie di Santa Maria della Scala di Federico Pacini e che rappresentano il punctum come lo definisce Roland Barthes ne “La Camera Chiara”, la ferita da puntura, che rinvia all’idea di punteggiatura: “a causa dell’impronta di qualcosa, la foto non è più una foto qualunque”, che si va a contrapporre allo studium che “appartiene all’ordine del to like, e non del to love”.

Conclusioni

Quindi quale legame c’è tra scrittura e fotografia? Se da un lato si può raccontare per immagini o partendo da immagini, dall’altro le immagini stesse possono avere valenza di scrittura e possono essere “lette” e come sosteneva Lalla Romano “anche la fotografia è scrittura”. Ma ritornando al libro “Santa Maria della Scala”, quello di Federico Pacini è uno storytelling molto particolare che ha la capacità di catturare ed immortalare ciò che si trasforma, mescolando passato, presente e futuro prossimo. Transizioni, dunque, che mostrano il tempo che scorre e che mescolano usi diversi verso una nuova identità.

Italian Stories: la start up dell’artigianato e del turismo 2.0

Italian Stories: la start up dell’artigianato e del turismo 2.0

Artigianato e turismo esperienziale dal sapore 2.0 grazie a Italian Stories, la start up che attraverso una piattaforma online unisce più di 120 artigiani sparsi per il territorio italiano e i turisti che, attraverso le oltre 200 esperienze disponibili da prenotare online, possono conoscerli dal vivo e scoprire da vicino le loro botteghe ed i segreti del made in Italy.

La piattaforma e la community di Italian Stories

Italian Stories nasce nel gennaio 2015 dall’idea è degli architetti Eleonora Odorizzi e Andrea Miserocchi che, grazie a un bando vinto nell’ambito del Programma europeo Fesr 2007-2013 per lo sviluppo di nuove imprenditorialità, hanno potuto implementare questo progetto digitale. La community online è nata principalmente grazie alla pagina Facebook ed al profilo Twitter, in cui vengono pubblicate le storie degli artigiani per creare interesse. Successivamente è stata creata una rete di storyfinder che supportano il team di Italian Stories nel trovare offline le migliori storie dell’eccellenza del made in Italy e di raccontarle sul web per farle conoscere e diffondere in Italia e all’estero.

Come funziona?           

I turisti di tutto il mondo possono incontrare, grazie alla piattaforma, ceramisti, restauratori, orafi, cappellai, maestri cartari, rilegatori, liutai, vetrai, “impiraresse”  (antico mestiere di Venezia che consiste nell’infilare con lunghi aghi dell’Ottocento o con il metallo, le “conterie”,  perline rotonde di vetro usata per gioielli, fiori, ricami e decori per la casa). Un viaggio, quindi, per andare alla scoperta dell’arte e dell’artigianato, e dei borghi d’Italia, all’insegna della condivisione delle esperienze e della conoscenza.

In particolare sulla piattaforma il turista può scegliere e prenotare tra tre tipi di esperienze, che si differenziano anche per i prezzi.

#1. Visit

Una visita guidata all’interno della bottega, dove si possono ascoltare le storie e i particolari, direttamente narrati dai maestri artigiani e osservarli all’opera, come a Firenze per scoprire come nasce l’abito da sposa sartoriale, o a Riva del Garda con il viaggio polisensoriale e attraverso il tempo alla scoperta del molino artigianale e storico.

 #2. Workshop

Si può “andar a bottega” come nel passato, grazie ai workshop in cui l’artigiano insegna tutti i segreti del suo mestiere e della sua arte.
A Milano si può partecipare ad un workshop sulla rilegatura per imparare a fare la cucitura su nervi in corda o in cuoio, a Bovolone invece c’è un corso per imparare l’arte dell’intagliare il legno, a Isola della Scala, in provincia di Verona, invece si potrà andare alla scoperta di come si realizza un paio di scarpe artigianali: dal disegno sulla forma alla carta modello, fino al taglio su pelle della tomaia e per finire il montaggio della calzatura su forma.

#3. Special

Una visita guidata attraverso cui l’artigiano mostrerà il suo lavoro e la sua attività, ma nello stesso tempo diventa guida del territorio, raccontando cultura, tradizioni tipici della località.
Ad esempio a Gubbio si potranno realizzare oggetti in pelle o cuoio e poi gustare una cena a base di pizza in forno rigorosamente a legno nella casa dell’artigiano. Invece a Positano, si potrà trascorrere un’intera giornata tra i profumi e i colori della natura, realizzando oggetti in argilla e decorandoli fino a cuocerli in serata, rilassandosi intorno al fuoco.

Inoltre, si può anche effettuare una ricerca in base al materiale con cui lavorare (pietra, legno, rame, ceramica, pelle, metallo, oro, carta, vetro, tessuto) o alle destinazioni più frequentate, o ancora agli artigiani in evidenza. Infine, da poco la piattaforma dà l’opportunità di iscriversi anche a tour operator, agenzia di viaggi o struttura ricettiva per offrire ai propri clienti una nuova tipologia di pacchetti turistici.

Il crowdfunding

Su kickstarter, Italian Stories ha lanciato una campagna di crowdfunding per poter supportare il progetto “MANI- il cuore dell’artigianato italiano”, un viaggio fotografico per raccontare, grazie a giovani fotografi di talento, la passione, la manualità e il “saper fare” degli antichi mestieri che appartengono alla tradizione del made in Italy. La campagna di crowdfunding per il libro fotografico che è un vero e proprio viaggio all’interno dell’artigianato italiano in cui si racconta di 25 artigiani selezionati dalla piattaforma di Italian Stories, si è chiuso il primo novembre e ha superato l’obiettivo prefissato di raccogliere 9 mila euro, raggiungendo oltre 11 mila euro. Il libro è quindi una collezione di storie che racconta attraverso fotografie e le loro descrizioni i diversi mestieri artigiani delle diverse regioni italiane da nord a sud. Questo libro sarà in edizione limitata con sole 365 copie ma raccoglierà nelle sue 144 pagine oltre un centinaio di fotografie originali e ad alta definizione sugli artigiani, i laboratori, i luoghi d’Italia, e sul made in Italy.

Ed ecco il tweet riassuntivo alla chiusura della campagna di crowdfunding.

Conclusioni

La condivisione in rete, che è alla base della sharing economy, sia essa attraverso la piattaforma di Italian Stories, la community nata grazie ai social, sia essa l’azione di crowdfunding attraverso kikstarter per attivare il progetto di storytelling fotografico, permette di valorizzare il made in Italy, la manualità e tutte quelle tradizioni in via d’estinzione, in un’era dove ormai predominano le tecnologie, l’internet delle cose e la robotica, riuscendo anche a rilanciare il turismo.

Non si può non concludere che con alcuni versi della canzone “Mani” di Eduardo De Crescenzo:

“… C’è tutto il destino in un palmo di mano

Le mani, le mani che sanno parlare…

…Le mani, le mani, che sanno di mare, che sanno di terra, che sanno di pane…

Le mani, le mani, le mani, le mani.”