Quest’oggi riprendiamo con la rubrica del blog GioDiT, #InTalk: Arti e Mestieri nell’era del web… E nel mese dedicato ai cenoni, ai pranzi in famiglia per eccellenza, non possiamo non dedicarlo ad un ospite partenopeo che si occupa principalmente del settore food and beverage e che come il vulcano della sua città, è un generatore di idee in serie, una mente fervida, instancabile, entusiasta: Luca Carbonelli, imprenditore, esperto di comunicazione digitale, di e-commerce, che per diversi anni ha ricoperto anche la carica di vice presidente del gruppo giovani CNA (Confederazione Nazionale Artigianato).
Questo è un viaggio unico in cui si mescolano l’aroma del caffè e il sapore inequivocabile dell’espresso napoletano che Edoardo De Filippo definiva “la poesia della vita”, col gusto piccante del rischio e delle novità per capire come a volte bisogna osare e saper abbracciare il nuovo che avanza, riuscendo anche a trasformare un problema in una risorsa di successo.
Ci focalizzeremo sull’impresa di famiglia Caffè Carbonelli che conserva l’artigianalità delle origini della torrefazione napoletana, ma si affida ad una digital strategy puntando al commercio online e ad una forte presenza sui social divenendo un caso di successo. Poi passeremo al blog “Il Salotto del Caffè”, un vero e proprio format che stravolge il tradizionale corporate blog che elogia unicamente prodotti e azienda, per puntare allo storytelling con lo scopo di divulgare la cultura del caffè e creare momenti di confronto con un ciclo di incontri su tematiche professionali, culturali e di attualità.
Con Luca Carbonelli ci soffermeremo anche sul suo nuovo progetto Peperoncino Forte srl e sul brand journalism, un’avventura di qualche anno fa a cui ho preso parte anche io per sfornare news sempre aggiornate da accompagnare al caffè.
Allacciate le cinture si parte…

Qual è la tua formazione e cosa ti ha spinto a scegliere la libera professione e l’attività di consulenza?
Sono diplomato all’istituto tecnico, indirizzo informatico. E ho abbandonato l’università a sei esami dalla laurea. Studiavo Comunicazione di Massa e Giornalismo. Sono figlio di un uomo che ha sempre fatto impresa, la Torrefazione di caffè che oggi gestisco insieme a mio fratello. Anche lui, di pari passo portava avanti altri progetti: era agente di commercio e rappresentava quindi altri marchi di settori differenti, ma sempre legati al food & beverage. Credo di esser stato influenzato davvero tanto da mio padre nel modo di vedere e vivere il lavoro.
Il tessuto economico italiano è costituito da MPMI. L’antica arte napoletana della torrefazione del caffè ha vissuto il passaggio intergenerazionale e l’impresa di famiglia si è trasformata negli anni. Ci racconti un po’ i punti salienti di questa trasformazione?
La Torrefazione Carbonelli e il marchio Caffè Carbonelli sono nati nel 1981. Rispetto ad oggi erano anni diversi: prima i clienti erano esclusivamente le caffetterie. Oggi i clienti sono caffetterie, strutture ricettive, ristoranti, aziende, ma anche e soprattutto le persone che consumano in casa il nostro caffè in monoporzioni. La trasformazione più grande è arrivata proprio negli anni in cui si è presa questa consapevolezza: abbiamo iniziato a ragionare su un mercato globale prima che locale. Abbiamo puntato appunto, oltre che sul caffè in grani, sul caffè monoporzione (quelle che comunemente chiamiamo cialde e capsule). E abbiamo quindi iniziato a proporre i nostri prodotti online sia sul nostro sito internet che sui vari marketplace, avendo ottimi risultati, riuscendo a riprendere quella crescita che per un po’ di anni era andata in stallo.

Nel libro “Falla esplodere. Come una piccola impresa può affrontare la trasformazione digitale” racconti anche del conflitto tra percorso personale e percorso familiare. Ma sei riuscito veramente ad intersecare l’esigenza dell’impresa di famiglia con le tue passioni? Come si è evoluta nel tempo questa dualità?
Si, ho ripreso questo mio conflitto interno (che sono certo hanno tanti giovani che subentrano nelle aziende familiari) in uno dei paragrafi del mio libro. Nonostante tutto credo non sia stato difficile poi trovare l’equilibrio: probabilmente influenzato dai miei studi e dalla passione per la comunicazione, ho sempre pensato che le aziende oltre la pubblicità tradizionale dovessero pensare di diventare editori dei propri contenuti. Così ho sempre cercato di proporre progetti editoriali a corredo della comunicazione aziendale, in modo che potessero portare il mio brand ad esser conosciuto da tutti quelli che avrebbero seguito le pagine dei vari blog nati strategicamente sotto questo auspicio.
L’e-commerce ha poi lanciato Caffè Carbonelli col suo salotto digitale, da Te ideato, nell’olimpo delle aziende artigianali a livello internazionale. Raccontaci delle tue strategie innovative…
Il Salotto del Caffè è stato (in realtà è tutt’ora, anche se è fermo) il corporate blog di Caffè Carbonelli. È nato negli anni del più noto “Mulino che Vorrei” di Mulino Bianco, e vari esperimenti di comunicazione digitale che portavano avanti grandi brand. È stato per questo inserito a più riprese tra i casi di comunicazione aziendale. Google ci ha addirittura premiati inserendoci nel progetto “Eccellenze in Digitale”. Sono stati anni bellissimi, ricchi di iniziative innovative. Più si parlava online di Caffè Carbonelli e più le nostre pagine e-commerce convertivano utenti/lettori in nuovi clienti. È stato un periodo molto soddisfacente.

Recentemente ti sei lanciato in una nuova avventura: Peperoncino Forte srl. Come nasce l’idea e di cosa si occupa?
Il marchio Peperoncino Forte è nato già da qualche anno. Essendo stato per anni attivo in CNA (Confederazione Nazionali Artigiani), con ruoli dirigenziali nei vari gruppi giovani, ho sempre avuto in mente di dare un supporto anche ad altre aziende produttrici di prodotti eccellenti. Sono nate quindi relazioni importanti in tutta Italia. Nel 2020 ho iniziato a lavorarci, ho registrato il marchio, e recentemente, dopo la pausa dovuta al periodo della pandemia, si è finalmente costituita formalmente la società. Ci occuperemo di distribuzione di prodotti Food & Beverage sia online che offline offrendo anche consulenza alle aziende che selezioneremo. Lavoreremo tanto con la comunicazione sfruttando i vari canali che abbiamo a disposizione, e di pari passo ci concentreremo sulla formazione sia professionale che per amatori del food. Insomma, un progetto ambizioso che avrà più sbocchi. Ci divertiremo.

Amazon, e-Bay, i Marketplace e gli e-commerce in generale, quanto e come possono aiutare il made in Italy ed aumentare il fatturato delle imprese?
Ho portato e continuo a portare in giro per l’Italia un modulo di formazione incentrato sull’e-commerce e sui marketplace. Per me sono fondamentali per le aziende. Soprattutto per le piccole aziende. Occorre ritenerli delle vere e proprie risorse commerciali a supporto delle aziende. Troppo spesso i marketplace vengono visti come dei nemici, soprattutto Amazon. Non è affatto così. Se si riesce a mantenere una salda direzione commerciale, studiata strategicamente, i marketplace possono diventare un volano per ogni brand.
Seconde te qual è l’elemento fondamentale ed imprescindibile per il successo di un’impresa?
Le risorse umane che ci lavorano all’interno, e la lucidità che queste hanno nella lettura dei dati e nell’interpretazione dei tempi. Saper contestualizzare i risultati ottenuti, buoni o cattivi; saperli leggere e lavorarci su, modificando percorsi, decidendo di cambiare strada e di intraprendere nuove vie, è ciò che ogni azienda deve fare costantemente. Non bisogna mai adagiarsi perché i tempi cambiano molto rapidamente.
Quali sfide si aprono per le piccole e medie imprese con l’emergere dell’Intelligenza Artificiale, della Blockchain e della Cybersecurity?
Beh, io faccio parte di quel filone di imprenditori che reputano l’IA un supporto e non una minaccia. La scelta di come utilizzarla e, prima ancora, se utilizzarla, è delle persone che lavorano in azienda. Se l’IA facilità alcuni processi ben venga. Se deve essere implementata soltanto perché è diventata di moda, allora il consiglio è di attendere ancora. Sulla Blockchain non mi sento abbastanza preparato per rispondere. Ma probabilmente anche solo questa è una risposta. La Cybersecurity invece è e sarà sempre più fondamentale per la sicurezza delle aziende. Implementare dei sistemi di protezione dei dati sarà sempre più importante.
Hai anche sperimentato il Brand Journalism, legando le cialde del brand Carbonelli ad un magazine online. Il Giornalismo di Impresa può davvero funzionare in Italia? Qual è la lezione principale che hai imparato da questa avventura?
Il progetto si chiamava (in realtà si chiama ancora) “News and Coffee”. Sempre in ottica di essere editori e distributori della nostra stessa pubblicità, avevo pensato di creare un blog generalista di attualità, una vera e propria sorta di quotidiano online su cui portare news e commenti di ogni categoria di notizie, per far ruotare all’interno delle pagine i banner promozionali legati ai miei brand. Fu un grande successo per quasi un anno. Dopodiché ho imparato la lezione più importante: le buone idee non bastano. Occorrono le risorse finanziarie che possano permettere di lavorare su quelle idee e sui progetti fino al tempo che riescano a sostenersi da soli. Se queste risorse non sono sufficienti anche i migliori progetti, nonostante i risultati promettenti, tenderanno a rallentare e a fermarsi. Il giornalismo di impresa può funzionare ovunque, anche in Italia. Servono le imprese che ci credono.
Hai qualche consiglio da dare ai giovani imprenditori e ai liberi professionisti che si occupano di consulenza, di digitale ed e-commerce?
Il consiglio è di fare esperienza pratica in azienda prima di lanciarsi nella consulenza. Troppe volte si pensa di applicare in azienda ciò che si è semplicemente studiato. E quasi sempre i risultati sono deludenti perché non si conoscono le difficoltà concrete dei contesti aziendali; si crede che ogni nozione può essere applicata ovunque ottenendo i medesimi risultati. E non è così.

Cosa ti aspetti dal 2024? Nuovi progetti ed idee all’orizzonte?
Sono abituato a non crearmi grosse aspettative, probabilmente per apprezzare man mano ogni piccolo passo fatto in avanti. Cercherò, insieme al mio socio, di lanciare Peperoncino Forte sui tre fronti che abbiamo in mente: commercio, comunicazione, formazione. Cercherò di consolidare Caffè Carbonelli nel mercato estero attraverso interessanti collaborazioni che stanno nascendo, nonché sul territorio napoletano magari con nuove aperture. Per quanto la mia consulenza, considerando che il tempo diventa sempre più prezioso, sarò ancora più selettivo: abbraccerò pochi progetti che siano davvero interessanti, a cui posso dare un valore aggiunto con la mia esperienza ma da cui, allo stesso tempo, posso io stesso essere arricchito da nuove conoscenze.
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