Tra analogico e digitale: la parola nell’era del web. Intervista ad Annarita Faggioni

Tra analogico e digitale: la parola nell’era del web. Intervista ad Annarita Faggioni

Quest’oggi abbiamo un nuovo ospite per la rubrica del blog GioDiT: #InTalk: Arti e Mestieri nell’era del web… Dalla Toscana di Antonio Luciano, ci spostiamo alla Puglia con la vulcanica Annarita  Faggioni, copwriter, blogger, webwriter, scrittrice che conosce l’arte della parola, che sa destreggiarsi tra analogico e digitale e che ha firmato sul web innumerevoli articoli che coinvolgono le più variegate tematiche e i  più disparati settori.

Qual è la tua formazione e cosa ti ha spinto a scegliere questa professione?

Ciao Giovanna, prima di tutto grazie per questa intervista. Ho studiato Lettere e ho scelto la scrittura online dopo un primo percorso nella formazione scolastica (facevo doposcuola). In realtà, ammetto che è stata la professione a scegliere me e a darmi la possibilità di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro.

Come si diventa un copywriter freelance? E quali sono le competenze da avere?

Quando ho iniziato non c’erano corsi particolari, oggi sì. Servono content marketing, UX writing, conoscenza base SEO e un minimo di CMS e HTML. Per diventarlo, invece, ci sono due strade: quella del freelance (aprendo la partita iva) e quella dell’inserimento in azienda, con stage o già all’interno dei percorsi di formazione.

Qual è il segreto di un copywriting efficace? La SEO quanto è importante?

La SEO conta ancora tantissimo, soprattutto quella “parlata”. Più che di segreto o di formula, parlerei di tecniche da acquisire senz’altro e sempre dritti al punto. Mai pensare che l’utente sia stupido, come diceva Seth Godin.

Quali sfide si aprono per i copywriter con l’avvento di ChatGPT? Può aiutarli nel loro lavoro o presenta degli svantaggi?

ChatGPT è uno strumento di IA per ottenere dei testi. Come sono i testi ottenuti è un altro paio di maniche.

Ad oggi serve ancora un esperto della comunicazione per usarli ed evitare problemi anche legali, perché la macchina inventa quando non trova materiale.

Non sono né per demonizzare né per osannare. È un tool e le aziende possono decidere di usarlo, non da soli, oppure di non utilizzarlo.

Il mondo delle partite IVA e la scrittura per il web, come si coniugano? Quali consigli ti senti di dare ai giovani webwriter, copywriter, blogger, storyteller e content creator?

Si coniugano male, ma per normativa. Come per diverse professioni creative, non esiste un codice ATECO e i commercialisti impazziscono per trovare l’inquadramento giusto.

Il mondo con cui ho iniziato è diverso dal mondo di ora. Posso consigliare di crearsi un pubblico e di avere delle competenze dimostrabili, di frequentare corsi verificando chi e come e di non aspettare.

Questo forse è il consiglio più importante che mi sento di dare: non attendete che qualcuno vi dia l’occasione o vi aiuti. Createvi il vostro ponte, anche se non sembrerà solido all’inizio.

La figura del copywriter e del blogger come cambierà nel futuro?

Non ho ancora la sfera di cristallo, è in consegna da Amazon (scherzo). Oggi c’è più importanza al content video, audio e immagine, quindi lì si deve investire.

Il blog “Il Piacere di Scrivere” come nasce?

Il Piacere di Scrivere” nasce il 1° marzo 2011 come riferimento per gli autori esordienti. Allora c’erano molti siti di nicchia, ma nessuno che racchiudesse opportunità, case editrici, consigli di scrittura e mondo del web.

Sono partita da quella che era una mia esigenza e poi sono andata avanti. Le esperienze di redazione per me sono state straordinarie e ringrazio sempre chi ha collaborato al progetto nel tempo.

Mi ha colpito molto la tua newsletter “Alla Macchina da scrivere” dal sapore retrò che guarda al fascino della macchina da scrivere, un tocco bohémien per un ritorno all’analogico ma guardando al presente e al futuro. Ti piacerebbe parlarcene?

Mia madre mi ha comprato una macchina da scrivere e io l’ho guardata e l’ho usata mettendo musica giapponese di sottofondo.

In realtà è tutto qui, non ci sono particolari studi di target o altro. Mentre scrivevo, mi rendevo conto di quanto avevo perso nella corsa contro il tempo al PC tra un contenuto e l’altro.

Ho avuto per molti anni degli amici di penna da preadolescente. Lo ricordo bene il calore di una lettera ed era quello che volevo portare. Il calore della carta in un mondo digitale che l’aveva perso.

Ho scelto una We ‘R Memory Keepers e non un’Olivetti perché ritengo che si debba avere rispetto per il passato. Non sono Mark Twain e non mi permetterei mai di usare una Remigton.

Nonostante tutto, cerco sempre di essere tra l’analogico e il digitale, perché è quello che sono. Per questo ho anche un Casio. Per chi non vuole perdersi la prossima puntata, la newsletter è su LinkedIn.

Sei anche una scrittrice: la raccolta di liriche “Canto d’inverno” e il libro fantasy “L’Ombra di Lyamnay” che ha ricevuta la menzione speciale “Giovane Talento” alla II edizione del Premio Amarganta. Come nasce un libro e cosa ti ha spinto ad abbracciare la narrativa?

Un libro, inteso come romanzo o poesie, anche se sono molto diversi tra loro, nasce come intuizione che si collega alla vita. Per questo tutto quello che senti, vedi e vivi può diventare un romanzo.

Incredibilmente appartengo alla cerchia romantica degli scrittori che vogliono lasciare qualcosa di eterno per fare del bene a un prossimo che non conoscono. “Patetica ed eroica” diceva Caparezza.

Da cosa hai tratto ispirazione per la caratterizzazione dei personaggi del tuo libro fantasy?

Quando mi ammalai gravemente decisi che, se ce l’avessi fatta, nella mia vita ci sarebbero sempre state determinate cose e non ci sarebbero più state altre.

    L’ispirazione principale deriva dalla mia scelta di coltivare quella passione manga/anime che avevo perso negli anni. In realtà, le fonti sono ovunque, come per il copywriting: basta saperle cercare.

    Per gli scrittori esordienti, consiglieresti il self–publishing e il formato e-book? E per quanto riguarda la promozione social?

    Dipende dallo scrittore e dalle competenze web iniziali che ha. Sicuramente, per un copy, un giornalista o un “addetto del web” consiglierei il self-publishing. Chi, invece, non ha idea di come funziona il mondo dell’editoria, proprio zero, è bene che si rivolga a figure esperte (editor, editore, ecc.).

      E-book sì, direi obbligatorio. Audiolibro opzionale ancora, ma sicuramente un’ottima opportunità per i libri di vita per così dire.

      Sul discorso social, invece, si deve pensare sempre al libro come prodotto. Quindi si deve ragionare come tale.

      Come l’editoria sta cambiando alla luce della lettura digitale?

      Al momento si vede ancora l’ebook come un di più nelle grandi realtà editoriali italiane. Il mercato aumenta e sono comunque soldini, quindi nessuno evita di farlo.

      Penso che nei prossimi anni, ora che il mezzo è fuori discussione, ci si focalizzerà sulla scelta ecologica. D’altra parte, l’ebook è l’auto elettrica del libro.

      Rivelaci un libro che hai sul comodino e un libro a cui sei più legata e che ti ispira enormemente o che ti ha aiutato in una determinata situazione che ti è rimasta impressa

      Credo che “1984” sia il libro che più mi abbia cambiato la vita sotto diversi aspetti. Gli ultimi arrivi qui sono sempre tanti, ma ho deciso di iniziare il 2023 con tre libri di marketing. La formazione non è mai abbastanza.

      Per restare sempre aggiornato sulle novità ed avere contenuti esclusivi,
      unisciti al canale Telegram, segui la pagina Facebook, Instagram e TikTok.

      Lascia un commento