Dai social media alla carta stampata: “Oberdan si lamentava”. Intervista a Francesco Berni

Dai social media alla carta stampata: “Oberdan si lamentava”. Intervista a Francesco Berni

Quest’oggi ci tuffiamo negli anni Ottanta e Novanta, con una ricca playlist musicale direttamente da Spotify che fa da sottofondo, ma con lo sguardo fisso all’orizzonte futuro, soffermandoci sull’evoluzione apportata dai social nella nostra società e come ha profondamente modificato le relazioni umane.

In questo viaggio ci farà compagnia Francesco Berni con “Oberdan si lamentava” e il suo oste di un borgo di provincia lanciato proprio da una pagina Facebook ma il lampo di genio che guizza e solletica la sua creatività arriva dalla sua partecipazione  ad una delle presentazioni del libro “Vita con Lloyd”.

È proprio il maggiordomo Lloyd, ideato da Simone Tempia che con parole di una semplicità disarmante sa sempre trovare una saggia risposta ai dilemmi quotidiani di Sir, che ispira l’oste Oberdan che deve fare i conti in Excel ma soprattutto con le incertezze.

Una delle brevissime conversazioni della celebre opera metaletteraria condensa bene la tematica di “Oberdan si lamentava” e più in generale quella dei nostri giorni:

“Non ho abbastanza certezze per costruire il mio futuro, Lloyd”
“E allora lo costruisca con le incertezze, Sir.”

Se non fossi  sempre performante, resiliente, sempre al top? Se fossi un perdente e fossi costretto a scendere a compromessi?

Oberdan: il sagace trentenne oste di provincia

Oberdan è un oste trentenne di provincia, un “self-made man dalle mille risorse” con un nome ottocentesco che sente il peso delle origini, della correttezza, dei suoi principi e della sua integrità che si scontrano con la società, trascinandosi dietro un costante senso di inadeguatezza e di mancanza di assertività.

Annullato per quel lavoro nel suo borgo, vicino casa, oscilla tra pentimento e paura, contraddizioni e compromessi, si barcamena  alla ricerca del “posto fisso” nel mondo che lo costringe a divenire più malizioso del sistema per non soccombere.

E per far fronte alle diatribe politiche di provincia che ostacolano la sua osteria, si lancia in un’avventura singolare tramutandosi in un cecchino di precisione con la Canon, pur di raggiungere il suo obiettivo, al “grido”: “O  plateatico o muerte!”.

Oberdan, laureato in Economia e Gestione Aziendale, lettore assiduo di libri motivazionali e di self-empowement costruisce il suo nuovo fisico e la sua attività imprenditoriale. Un incontro universitario con una “Bionda” è la sua “sliding doors”, il mordente per cui cambia vita e decide di divenire barista e riuscirà poi a rintracciarla anni dopo grazie ad Instagram:

𝘜𝘯 𝘰𝘴𝘵𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘰𝘪𝘢 𝘮𝘢𝘪, 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘰 𝘷𝘪𝘷𝘦 𝘢𝘯𝘦𝘥𝘥𝘰𝘵𝘪 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘮𝘣𝘪, 𝘢𝘭𝘤𝘰𝘭𝘪𝘤𝘪, 𝘥𝘢 𝘣𝘦𝘵𝘵𝘰𝘭𝘢, 𝘪𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘰𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘳𝘵𝘦𝘯𝘵𝘪: 𝘶𝘯 𝘣𝘢𝘳𝘪𝘴𝘵𝘢 è 𝘪𝘭 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘢𝘴𝘤𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘮𝘪𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘵𝘰𝘳ie

Dietro al bancone dell’osteria di Oberdan e in cucina ci sono Micol il barista tuttofare, Marina una ragazza sveglia e il suo rimpianto segreto, Pierluigi l’aiuto cuoco. Mentre intorno all’osteria gravitano la libraia Maddalena Prestini, nonché sua amante, ubriaconi, vari musicisti e personaggi che intrattiene con leggerezza e con battute sagaci, affrontando anche temi seri. E la sua guida e mentore è il Professore Ivo Fappertrè che sa sempre consigliarlo per il meglio:

 “Tu vuoi tutelare la tua azienda, le tue tasche e i tuoi dipendenti. Per fare questo però non puoi venire meno alla tua integrità. Devi operare una scissione, come ti ho detto prima: da una parte devi difendere il tuo orticello, dall’altra devi trovare un piccolo spazio per coltivare te stesso. Come posso spiegartelo… non devi essere solo un mercante, ti tocca diventare anche guerriero e sacerdote, insomma, disposto a difenderti con la spada o con l’erudizione, con gli schiaffi e con i libri”.

Oberdan conosce ed usa molto bene i social tanto da ricevere il Premio come Miglior Innovatore Digitale, raggiungendo quota 10mila follower su Instagram (al secondo posto delle piattaforme preferite dagli utenti al mondo  e per numero di downolad  secondo l’ultimissima analisi di We are Social), e si sollazza a postare meme e post mentre spilla Guiness, e a creare Storie con riprese in time-lapse.

D’altronde:

“…La rete è tutto, la rete connette, la rete crea trappole, la rete è sinonimo di goal. E Goal cosa vuol dire in inglese? Obiettivo”.

Scopriamone di più sul mondo che orbita intorno all’opera prima del Digital Champion, Community Manager, Digital Strategist, Francesco Berni (collega Berni ma ci conosciamo già da sei anni 😱) che ti travolgerà con la sua dissacrante simpatia e la sua estrema semplicità in un’intervista diretta e vera.

Dai meme e dai micro racconti postati su una pagina Facebook dedicata ad un oste di provincia al libro cartaceo. Perché questa scelta e come avviene questo passaggio?

I meme e i miniracconti furono proprio la palestra che mi sarebbe servita per scrivere un romanzo, quindi il romanzo era nelle idee fin dall’agosto 2017 quando partorii l’idea di Oberdan, dopo aver ascoltato una presentazione di “Vita con Lloyd” di Simone Tempia. Mi colpii molto l’idea di un personaggio immaginario, di un alter ego letterario, tanto che uscii da quell’incontro affermando che anche io avrei dovuto crearne uno.

E perché hai deciso di scegliere come personaggio proprio un oste di provincia?

L’oste trentenne è una figura archetipica che mixa una certa retorica su eccellenze agroalimentari, autoimprenditorialità come unico percorso di autoaffermazione e successo come indipendenza negli affari.

Oberdan rappresenta il mix di tutte queste induzioni sociali finalizzate all’accumulazione e all’edonismo che erano centrali nei periodi pre-covid. Oberdan rappresenta tutte le promesse mai mantenute che la classe dirigente italiana ha fatto ai nati negli anni ’80. Un perdente di successo, un meschino ben educato, un resistente senza teleologia.

La tua passione per i meme come nasce?

Nasce dal fatto che sono la fenomenologia di uno scherzo infinito, dal fatto che sono italiano e quindi non amo assumere la dimensione del tragico. Tutto finisce a tarallucci e vino, tutto finisce a cojonella per cui bisogna riderci su fin dal primo momento. In maniera spontanea e con i poveri mezzi tipici della memetica che hanno il dono della sintesi e della ferocia di questi tempi scuri.

Hai creato anche la pagina Facebook  Quanti giorni mancano a “Una poltrona per due”, che ha raggiunto quasi 10mila follower.  Qual è la formula del suo successo?

La formula del tormentone: mi ero accorto che nei giorni precedenti al 24 dicembre la gente cominciava a scrivere -10 giorni a una poltrona per due, – 9, -8 e io a quel punto il 25 dicembre 2017 ho iniziato con -364 e non ho più smesso. Ho creato una piccola pagina cult, pluricitata, ne son contento, perché poi il film per certi versi è ancora attualissimo.

In “Oberdan si lamentava”  hai ricostruito l’immaginario culturale e televisivo degli anni Novanta, come mai hai optato proprio per questa scelta temporale?

È quella in cui siamo nati e cresciuti, quando eravamo ancora un Paese spensierato, quando la Tv sapeva ancora creare senso. Ma che ne sanno i 2000 è la cosa più sensata che si possa dire in merito. Quella Tv ha forgiato il nostro immaginario, penso a Mai Dire Gol, Maurizio Mosca, Quelli che il calcio, ma soprattutto la mitologica Videomusic – Tmc2. Quando il primo maggio 2001 cessarono le trasmissioni di quell’emittente per dare spazio a MTV, fu il giorno in cui finì la musica in Italia.

Nel libro ti soffermi sul rapporto uomo e politica, integrità e ipocrisia, senso morale e tracotanza, senso di inadeguatezza.  C’è un’evoluzione del protagonista verso la corruzione per poter sopravvivere, per evitare di “correre dietro alle briciole” e per la ricerca di un “posto fisso” nel mondo?

Corruzione e senso di annichilimento, impotenza di fronte ai soprusi dei potenti e consapevolezza di non aver nessuno che lo possa aiutare. E se nessuno ti può aiutare è normale ci si venda, anche a costo del senso di vergogna di fronte allo specchio. Oberdan decide di vendersi, ma non troppo, è un Don Abbondio che però non vuole abdicare alla sua integrità. In ciò è l’ultimo uomo contemporaneo per antonomasia, è uno stronzo ma risulta anche simpatico.

In “Oberdan si lamentava” compare spesso il tuo “animo social”, fai spesso riferimento a Spotify, Telegram, Instagram. Quanto incidono sulle nostre vite e come hanno contribuito a modificare il tessuto socio-economico ed i rapporti umani?

Hanno cambiato tutto e cambiato niente, nel senso che hanno accelerato quel processo di fuoriuscita dal ‘900, in cui i corpi intermedi non esistono più. I social creano comunità fittizie e non di senso, però hanno fatto anche delle cose buone soprattutto per chi vive in Provincia. Solo attraverso i social ti puoi creare una rete sociale fuori dalle asfittiche diatribe da provincia profonda. Dal punto di vista economico invece hanno dato una spinta a molte attività e a molte figure professionali che si sono potute reinventare nei tempi della grande contrazione macroeconomica dal 2008 a oggi.

I social e il business: quanto, come e perché è importante per le attività commerciali, i negozi, le pmi e start up investire su queste piattaforme e sperimentare nuove forme di comunicazione e promozione?

Senza i social non esisti, soprattutto se hai una piccola attività commerciale. Come fai a ricordare alle persone che esisti in un periodo in cui siamo volenti o nolenti chiusi dentro casa?

Un consiglio? Buttate due soldi su Instagram e Facebook Ads, fatevi un account Google My Business, basta pochissimo per attrarre nuova clientela.

Oberdan si affida spesso alle Instagram Stories per pubblicizzare la sua attività di oste, ricevendo anche il Premio come Miglior Innovatore Digitale, ma anche per la sua vita privata, soprattutto per ritrovare la “Bionda”. 

Instagram secondo te quanto è utile per il business e potrebbe essere  il miglior social per fare nuove conquiste  e ricercare vecchie conoscenze?  O tutti i social si apprestano a divenire app di dating?

Come dice il maestro Immanuel Casto “ se un social può essere usato per s****re, verrà utilizzato per s****re”, per cui se si trovasse il modo anche l’app di Quattroruote potrebbe essere usata allo scopo. A parte gli scherzi, se hai una pizzeria o un locale e non hai una presenza forte su Instagram semplicemente non esisti. Non credo possa essere smentito sul punto.

Il futuro dei social secondo te quale sarà?

Facebook sarà il luogo migliore per litigare senza senso, Instagram per vedere #solocosebelle, Twitter per far vedere che hai studiato e sei nei circuiti giusti, temo la facebookizzazione di Linkedin e TikTok francamente sono troppo vecchio. I social comunque evolveranno congiuntamente alla parcellizzazione della società e alla creazione di mondi alternativi in cui ognuno si chiude nella sua bolla. Almeno io la penso così.

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