La social rubrica #VideoFocus del sabato si traferisce con un approfondimento più corposo quest’oggi sul blog. Allacciate le cinture, godetevi le immagini, i video, il processo di creazione di un personaggio virtuale e le riflessioni sul reale e sul virtuale e sulla riscoperta delle emozioni più semplici ed autentiche per sentirsi vivi.
Se i comuni mortali cercano sempre più di rifugiarsi nei meandri della Rete, e trovano eccitante la realtà virtuale, cosa farebbe e vorrebbe un virtual ambassador?
Renault sceglie una testimonial virtuale per il nuovo spot
Anche il settore automotive punta al virtual influencer uno dei trend del 2019 che ho analizzato in questo articolo. Il primo brand del settore che si lancia in questa innovativa sperimentazione di advertising è la casa automobilistica Renault che col supporto all’agenzia parigina Publicis Conseil, punta alla commistione di reale e virtuale creando un ambassador unico nel suo genere. Una creatura digitale dai grandi occhi a mandorla messi in risalto e resi ancor più profondi ed allungati da una spessa riga di eyeliner nero incorniciati da una frangetta e un caschetto castano su un volto ed un incarnato realistici.
Liv è un avatar digitale molto realistico che ci conduce a riscoprire, ironia della sorte, esperienze autentiche, sensazioni ed emozioni uniche da cui lasciarsi sorprendere e travolgere nella vita reale. La pubblicità presenta la nuova Renault Kadjar che ha un design deciso ma sportivo, riunisce tecnologia, spirito d’avventura e comfort e che si adatta ad ogni tipo di percorso.
E una testimonial d’eccezione al volante del Suv ci guida verso l’autenticità del reale e ci riconnette con la natura e la passione per la vita.
All’inizio dello spot la virtual ambassador appare con uno sguardo spento, assente, fisso sull’orizzonte ma poi vivendo le emozionanti avventure al volante del Kadjar, tutto cambia: gli occhi le si accendono, vengono irradiati da energia nuova, vivida ed anche il volto da statico ed immobile, quasi da manichino, diventa plastico, si accende di vitalità e c’è una mimica facciale più che reale.
Il titolo dello spot è non a caso “Escape to Real”, al volante dell’auto si ci sente vivi, autentici, vitali, connettendoci totalmente col reale. E così anche un brand ambassador come Liv creata in digitale e totalmente virtuale, grazie alla computer grafica 3D (CGI, acronimo di computer generated imagery) diventa sempre più viva, sperimentando un’esperienza densa, elettrizzante, inarrestabile a tal punto da divenire umana:
“Tutti vorrebbero vivere nel mondo virtuale, ma io preferisco quello reale, dovreste provarlo”.
La campagna pubblicitaria che esplora e va oltre i confini tra virtuale e reale, è veicolata attraverso i media digitali ed è on air in televisione in diversi paesi europei dallo scorso 24 dicembre.
Per scoprire come è stata creata digitalmente Liv, la prima virtual brand ambassador del settore automotive, si può sbirciare dietro le quinte dell’innovativo spot, ascoltare la testimonianza dei creatori, capire il processo di creazione digitale del virtual ambassador e le difficoltà nel rendere vere e vivide le espressioni facciali e l’incarnato, e percepibili le emozioni provate durante la guida dall’influencer.
Le fasi del Digital Intermediate: il virtuale che diviene reale
Quindi come nasce un personaggio virtuale?
Digital Intermediate è il processo di ibridazione tra immagini reali e creazioni 3D. Per creare un personaggio in 3D bisogna abbozzarlo su carta e poi trasformarlo nel corrispondente virtuale, modellando il volume e lo scheletro del personaggio attraverso un gioco di poligoni per conferirgli movimenti realistici. Si passa poi alla resa grafica che si costituisce di tre fasi. La prima è la texture in cui si conferisce il colore ai poligoni. Segue il lightning in cui si applicano le luci all’ambiente per dare corpo ai personaggi. Nella face di shading è stabilita la rifrazione del materiale ovvero la reazione che ha la superficie del poligono quando è colpita dalla luce. Infine il rendering è reso da software che determinano la resa finale.
Renault Kadjal advertising: lo storytelling emozionale ed innovativo
Renault Kadjar, Suv alternativo, dinamico, tecnologico, non è la prima volta che “osa” per presentarsi e promuoversi al grande pubblico puntando ad uno storytelling ricco di avventure ed emozioni palpabili ed elettrizzanti, che riflette la scelta di posizionamento dell’auto sul mercato e l’obiettivo di far percepire il brand innovativo e vicino alle persone, riuscendo a capirne gusti e necessità.
Infatti, già a maggio dello scorso anno in concomitanza dell’uscita nei cinema italiani il 23 maggio 2018 del film “Solo: A Star Wars Story”, è stata lanciata una campagna pubblicitaria innovativa a livello europeo in collaborazione con Lucasfilm, Disney e Publicis Conseil.
Due i contest creati in collaborazione con Disney per vincere gadget Star Wars giocando online sul sito dedicato all’auto, ed un altro per vincere un viaggio nei luoghi dove è stato girato il film, Isole Canarie, Londra, Italia, prenotando un test drive in una concessionaria. Ed oltre allo spot in televisione con diversi effetti speciali creati digitalmente, si è puntando ad un piano di affissioni nelle grandi città come Roma e Milano. In quest’ultima, grazie alla collaborazione con Shazam, le pubblicità sulle pensiline permetteva agli utenti dei mezzi pubblici di sperimentare un’esperienza di realtà aumentata con il Suv.
Reale e virtuale: focus d’approfondimento culturale
L’intellettuale argentino Tomás Maldonado sostiene che l’umanità ha sempre fatto ricorso a universi simbolici che mediano tra l’uomo ed il mondo reale, soprattutto in occidente per la rappresentazione figurativa e la narrazione letteraria. L’informatica ha amplificato enormemente la percezione realistica di mondi artificiali. E l’esaltazione della realtà virtuale da un lato rende il mondo più leggero e con una struttura socioeconomica più efficace e democratica, dall’altro conduce a una trance informatizzata priva di responsabilità concrete. Inoltre considera il virtuale come una pericolosa tentazione di liberarsi dal corpo con tutta la sua importanza conoscitiva ed esperienziale e comportando un isolamento fisico. E anche se il virtuale ha vantaggi nella sfera della conoscenza e del sapere, è fondamentalmente illusorio, e portato alle estreme conseguenze , potrebbe rivelarsi una sorta di prigione dematerializzata.
Il filosofo, saggista e giornalista francese Pierre Lévy sostiene che il cyberspazio è il nuovo ambiente comunicativo interattivo e comunitario, l’insieme delle strutture tecnologiche digitali e del diluvio di informazioni e degli uomini che lo navigano, il motore di un’evoluzione fervente di civiltà. Mentre la cybercultura che è il complesso di tecnologie, attività, capacità, valori e sistemi di pensiero che maturano insieme allo sviluppo della Rete, si basa sostanzialmente sulla virtualizzazzione e contribuisce alla creazione di un universale senza totalità ed in continua mutazione. E secondo il filosofo francese il mondo virtuale che consente agli utenti di condividere informazioni in uno spazio continuo in base al principio di immersione, non si oppone al reale ma all’attuale. Il virtuale non è qualcosa di falso o chimerico, anzi è di per sé reale, è ciò che esiste in potenza ma non in atto, e concede nuove possibilità creative e un nuovo spazio esistenziale che vanno oltre la presenza fisica immediata e a precise coordinate spaziali e temporali, conducendo anche alla deterritorializzazione. Il virtuale ed attuale sono soltanto due diversi modi di essere.
Il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman, fautore della “modernità liquida”, sottolinea l’importanza di un equilibrio tra vita online e offline, in quanto non c’è più una separazione netta tra i due “mondi”, venendo meno i confini tra tempo libero e lavorativo e rendendo i rapporti più fragili, superficiali e fluidi. E a differenza del reale, la virtualità della rete è completamente controllabile, quindi gratificante e piacevole, inoltre non esistono più gli spettatori, ma partecipanti.
Conclusioni
L’ibridazione di immagini create al computer con riprese dal vivo non permette più di distinguere l’immagine reale da quella virtuale che è resa altamente naturale e quindi illusoria, ma che riesce a coinvolgere il pubblico, lo spettatore, l’utente dei social che può sentire e palpare visivamente le emozioni e le sensazioni provate dal testimonial digitale.
Il cyborg testimonial di Renault vive un coinvolgimento fisico sensoriale, percependo sensazioni di realtà e mostrando il processo inverso di quest’epoca che corrisponde alla virtualizzazione di esperienze e di contatti relazionali. Dopo essere passati dal reale al virtuale, con l’avvento della Rete, dei social e della realtà aumentata e della realtà virtuale, si inizia ad avvertire la necessità di riconnessione con la natura, le esperienze veraci e totalizzanti. Così dopo l’”io vedo”, “io ascolto”, si fa sempre più strada l’”io sento”.
Per restare sempre aggiornato sulle novità ed avere contenuti esclusivi, unisciti al canale Telegram e segui la pagina Facebook.