Oggi per la rubrica #travelintech, vamos a la playa, per scoprire una storia di amore e di business sotto l’ombrellone.
Due ragazzi torinesi ventenni, indipendenti ed avventurosi, che hanno vissuto in Australia, hanno deciso di tornare nella loro terra natia per dare vita ad un’idea brillante. Una coppia nella vita e nel business, che ha avuto l’intuizione di applicare la sharing economy al settore balneare, subaffittando ombrelloni agli amanti del mare e dell’abbronzatura.
Playaya è un’app per ombrelloni low cost e last minute che permette agli stabilimenti di avere entrate extra e spiagge sempre piene, ed ai bagnanti dell’ultimo minuto di usufruire di ombrelloni lasciati liberi in determinate ore o per intere giornate, da altri turisti.
Il fascino della sharing economy da spiaggia e della tintarella last minute al risparmio, si condensa in questa start up travel dal nome solare e vacanziero costituito da “playa” e dall’espressione americana “ya” che significa “yeah” ma anche “tu”.
Scopriamone di più su Playaya con l’intervista al ceo e founder Stefano Gremo.
Come nasce l’idea di Playaya?
L’idea ci è venuta l’estate scorsa in Sicilia ai Giardini Naxos quando ci rendemmo conto che le spiagge deserte ed immense dell’Australia erano solo più un lontano ricordo. Infatti, avevamo quasi dimenticato che in pieno agosto in Italia le spiagge libere della zona somigliavano più ad un inferno che ai luoghi paradisiaci da cartolina. Ma la cugina della mia fidanzata e socia, che aveva un bimbo piccolo, ci ha prestato l’ombrellone che aveva affittato in uno stabilimento attrezzato poiché non lo utilizzava nelle ore più calde, dalle 12 alle 16. Per noi era semplicemente perfetto. Ci svegliavamo tardi e andavamo via giusto in tempo per iniziare a pensare all’aperitivo! Di qui l’idea!
Il team da chi è composto? Quali le rispettive mansioni ed i campi di specializzazione?
Siamo Stefano Gremo e Giulia Schillaci, due giovani ragazzi con la passione dei viaggi, tanto da giare letteralmente in lungo e in largo, la Nuova Zelanda e la Thailandia ed abbiamo vissuto per due anni in Australia. Siamo una coppia dal lontano 2011 quando eravamo due adolescenti, ma già d’allora pieni di sogni e aspettative.
Lei solare e intraprendente, io più calcolatore e riflessivo, queste caratteristiche apparentemente diverse, sono diventate poi la nostra più grande forza. Ma eravamo accomunati dalla mancanza delle nostre famiglie ed avevamo un obiettivo comune: la voglia di rimettersi in gioco nel Paese più temuto di tutti, la nostra Italia. Dopo aver ottenuto piccoli successi all’estero non ci siamo arresi all’idea che il futuro potesse essere solo oltre oceano e così siamo ritornati.
Playaya come funziona? Quali i vantaggi?
Playaya sfrutta lo strumento della condivisione e consente, a chi lo desidera, di recuperare in parte i costi del proprio abbonamento in spiaggia offrendolo in sharing. La mission della start up è quella di portare vantaggi, innovazione e valore attorno ad un settore di grande spicco nel turismo italiano.
Playaya consiste in una piattaforma web e prossimamente un’app per iOs e Android, completamente gratuiti.
Tutte le transazioni sono effettuate tramite PayPal o carta di credito e ogni martedì Playaya rimborsa chi ha messo in sharing il proprio ombrellone nella settimana precedente. Con un vantaggio economico anche per i gestori dello stabilimento, guadagnando un’extra da ombrelloni già venduti ed attirando nuovi clienti e quindi nuove spese al bar o in altri servizi.
Infatti, gli stabilimenti balneari registrandosi gratuitamente entreranno a far parte della community di Playaya e potranno regalare ai loro clienti, un servizio unico ed innovativo. Dall’altra parte i bagnanti last minute possono acquistare la postazione messa in condivisione, dal 30 al 50% in meno rispetto al prezzo di un giornaliero.
Quando sarà lanciata l’app e in quali regioni è attiva la piattaforma?
Playaya nasce come sito web, playaya.it, l’app è solo uno strumento aggiuntivo. L’app di fatto non è ancora stata lanciata ufficialmente. Ma il sito è operativo. Il sito è stato lanciato il 22 Giugno.
Ad aderire per primi sono stati alcuni stabilimenti balneari liguri a Lerici, Bordighera, Spotorno, Borgio Verezzi, Pietra Ligure, Loano, Ceriale, Alassio e Diano Marina.
Sharing economy, innovazione, digitale: come questi “ingredienti” si riescono ad amalgamare per un business che monetizza?
La sharing economy si sa.. occorrono i numeri per monetizzare, non si può pensare di lanciare un servizio così “nuovo” e fare il botto. A volte nascono prima i servizi dei bisogni, basti pensare alla lungimiranza di BlaBlacar. Le persone non avevano bisogno di condividere un passaggio in auto, era fuori dalla nostra mentalità! Ma, avendo una soluzione di logico vantaggio, il marketing, una comunicazione che punta sulla consapevolezza dello spreco, e la facilità d’uso, ha permesso a BlaBlacar di dare una soluzione ad un “prurito” delle persone che però non esisteva. Loro hanno creato il bisogno e dato una soluzione. Questo è davvero difficile!
Per rispondere alla domanda, la sharing economy è il futuro, è un trend in crescita, sempre più accettato, ma è un mercato difficile, dove ci vuole pazienza e occorre incrociare domanda e offerta nello stesso istante per monetizzare.
Secondo me una piattaforma di successo che lavora nella sharing economy deve avere numeri, ma per averli occorre tempo.
Come una start up innovativa turistica come Playaya, decide di presidiare i social?
Oltre al sito e all’app, abbiamo deciso di essere presente su Facebook e su Instagram.
Che cos’è l’innovazione?
Innovare significa creare soluzioni. Non importa l’entità del problema che si risolve, se non è mai stata offerta una soluzione è sempre innovazione.
È sempre più indispensabile innovare? E la sharing economy è la giusta via?
La sharing economy secondo me non è più un innovazione, esiste, si conosce e i vantaggi sono evidenti. Playaya non ha inventato nulla, ha semplicemente portato la sharing economy in un settore dove ancora non c’era e vi è un bisogno. Per chi non conosce la sharing economy però Playaya è sicuramente un’innovazione che fa paura, come internet negli anni Novanta. Per comprendere Playaya occorre capire come funziona la sharing economy.
Quali gli obiettivi che vi siete prefissati per il prossimo futuro?
Abbiamo iniziato a giocare e quindi giochiamo, sicuramente diventare la piattaforma di rifermento di ombrelloni sharing di tutta Europa.
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