Ritorna l’appuntamento con la rubrica estiva #travelintech. Oggi faremo tappa nella verde Irpinia, terra ricca di nocciole, castagne, formaggi, salumi, tartufi, tanti prodotti IGP e DOP, vini pregiati, e tradizioni secolari, antiche leggende tramandate da generazione in generazione, ed importanti e tanti monumenti storico-culturali dai castelli ai palazzi baronali, fino alle regge e alle chiese, gli appartamenti reali, maestosi giardini, parchi, cascate, borghi più belli d’Italia, agriturismi e fattorie didattiche.
Con la start up Hearth, riscopriamo tradizioni, con un piede nel passato e gli occhi proiettati al futuro e sulla piattaforma digitale e sull’app che ha lo stesso ruolo dei vecchi focolari, “u sciugapann” con “a’ vrasera” come si dice da queste parti in dialetto. Le persone nei tempi passati, solevano sedere intorno a “u sciugapann”, una struttura cilindrica bucata in ferro coi panni intorno, dove chiacchieravano e si riscaldavano grazie “a’ vrasera”, un recipiente rotondo coi manici, fatto di ottone o di rame dove all’interno vi si metteva legna, carboni e poi si accendeva.
Proprio come il braciere, Hearth ha il potere di catalizzare l’attenzione per radunare intorno alla piattaforma B2B e B2C, imprese, negozianti, ristoranti, locali, musei, siti archeologici, comuni, per raggiungere attraverso la geolocalizzazione, i consumatori.
Una start up volitiva che si adatta ai più disparati ambiti di applicazione, unendo turismo, promozione del territorio, delle imprese e delle attività, ma che accorcia anche le distanze tra cittadini e pubblica amministrazione e anche per aiuti umanitari. Una piattaforma multicanale con un’app integrata, vera e propria vetrina del territorio, che da un lato sponsorizza gli imprenditori, i negozi e le aziende coi loro prodotti, mette in rete il patrimonio storico-artistico, e dall’altro è un punto di riferimento per le persone che possono essere sempre informate sugli eventi e le attività della zona, gli sconti, i prodotti tipici, le eccellenze, i monumenti presenti nelle vicinanze.
Hearth è stata presentata ufficialmente venerdi 31 agosto 2018 presso la sala stampa del Comune di Avellino, mettendo in evidenza che può essere utilizzata come strumento di “open democracy”, offrendo cioè ai cittadini di Avellino la possibilità di fare proposte al comune e ricevere risposte immediate.
Ha partecipato a maggio2018 “Smau. Italy RestartsUP in London”, per poi volare a giugno a “Smau | Italy RestartsUP in Berlin”, per rappresentare la Campania ed il Made in Italy sulla scena internazionale.
Scopriamone di più sul “focolare” digitale che promuove il territorio e le pmi locali, con l’intervista al suo ideatore e ceo Massimiliano Imbimbo.
Come nasce l’idea di Hearth? E come mai è stato scelto questo nome?
L’idea è stata davvero frutto di una casualità imprevista, anzi, di varie concatenazioni di casualità che si sono trasformate in quella che oggi è ed aspira a diventare Hearth, un po’ la summa di tutte le mie esperienze di vita, ecco!
Era all’incirca gli inizi di giugno, pochi giorni prima del mio compleanno, quando decisi di organizzare una festa che fosse aperta a tutti e senza limiti di orario: chiunque poteva venire all’orario che desiderava, e andarsene in qualsiasi momento. Una cosa molto free e leggera quindi, nulla a che vedere con quei festeggiamenti noiosi che ti impegnano serate intere.
Allora per farlo comprai una botte di vino da 60 litri (ad Avellino siamo abbastanza famosi per il vino), comprai altrettanti litri di vino, e decisi di piazzarla sui muretti della villa comunale, che ad Avellino si trova proprio sul corso principale e la sera è punto di ritrovo per molti ragazzi, ed ho creato un evento su Facebook con circa 120 invitati.
Ecco, di quei 120 solo una trentina sapevano davvero che stesse accadendo quella sera, tutte le altre persone invitate che si trovavano per caso a passare di lì mi chiedevano per cosa fossero i festeggiamenti, ed i passanti chiedevano se potevano unirsi e versarsi un bicchiere per festeggiare insieme.
Questa concatenazione di eventi si tradusse in una semplice nota scritta sull’iPhone “eventi Facebook non funzionano, fare app eventi”.
In pratica, nel “brillore” generale della serata mi segnai quest’appunto, che riscoprii solo mesi dopo: volevo creare un’app in cui le persone potessero davvero incontrarsi, conoscersi e condividere momenti, rompere le barriere sociali, e dare un’opportunità per rendersi visibili davvero a tutti, anche a chi non sapeva usare neanche Facebook.
Da lì poi le varie idee e le varie implementazioni, che sono confluite con la mia passione per i viaggi e soprattutto per il mio territorio, che come molti altri luoghi in Italia straborda di ricchezze nascoste che hanno bisogno solo di essere illuminate.
Da qui il nome “Hearth”, che in inglese non è solo il binomio di Heart (senza h finale), “cuore” e Earth (senza h iniziale)“Terra”, ma significa soprattutto “focolare”, inteso come focolare domestico, raccoglitore di affetti, tradizioni, storia e soprattutto che può illuminare nella notte anche il luogo più buio.
Ce ne sarebbero di aneddoti da aggiungere ma mi limito al principio, magari man mano che raggiungeremo un nuovo step di sviluppo ci terremo aggiornati e ti racconterò degli altri aneddoti che mi hanno portato ad elaborare quella determinata cosa.
Dall’idea allo sviluppo e all’ implementazione…
Praticamente è stato un processo di “trial and error”, ho valutato e provato varie strade, dall’incubazione allo sviluppo in-house, passando per cessioni di quote societarie e partnership con grandi aziende.
Ma man mano che valutavo e scartavo (o mi si scartava, non sempre andava bene) le varie ipotesi, mi accorgevo sempre più del valore del progetto, e che forse era doveroso provare ad investirci io in primis, senza alcun supporto esterno, visto che i risultati raggiunti in quel momento erano tutti opera del mio solo lavoro, naturalmente confrontandomi con tanti operatori del mercato turistico.
Per cui la faccio breve: prestito personale in banca, tanti debiti, e si inizia lo sviluppo dell’app.
Cos’è e cosa permette di fare Hearth?
Sarebbe molto più semplice dire cosa non permette Hearth. Diciamo che più che una semplice app, chi ad oggi si sta interessando al nostro lavoro e la adotta per il suo territorio (intendo Comuni e amministrazioni), sposa l’idea di un progetto.
Il progetto di Hearth è talmente ampio e talmente scalabile in più ambiti che è difficile prediligerne uno in particolare. Ad oggi, ogni giorno, si aggiunge un nuovo spunto, un nuovo tassello, ed una nuova collaborazione in un ambito differente o in una diversa profondità d’uso.
Fondamentalmente, come Facebook permette di pubblicare dei post che al contempo possono essere testi, video, foto, annunci di lavoro, promozioni, spot, pubblicità e quant’altro. Noi creiamo pin su mappa che appunto possono essere tanto attività commerciali, ristoranti, bar, imprese, quanto Comuni, monumenti, punti di interesse, richieste d’aiuto.
Ad oggi, considerato che la nostra avventura è iniziata lo scorso 4 gennaio con la costituzione della Società e solo il 10 agosto abbiamo terminato una prima fase di sviluppo della piattaforma, contiamo già tre importanti Comuni che hanno aderito (Avellino, Paestum e Agropoli), ed altri in via di aggiunta (45 Comuni dell’Area Vasta di Avellino, il Comune di Salerno, i Comuni del Cilento con cui abbiamo incontro nei prossimi giorni, ecc.)
Insomma, stiamo crescendo abbastanza velocemente considerato il nostro ciclo di vita e la difficoltà dei nostri principali clienti, le PA.
Come Hearth decide di presidiare i social? Ci sarà anche un blog?
Al momento siamo poco presenti: condividiamo qualche post sul nostro profilo Facebook, giusto per creare una cronistoria dei risultati raggiunti o per condividere ai primi utenti video-guide e consigli utili, oltre che per riceverne.
Il lavoro di promozione dell’app si svolge quasi tutto internamente per ora, attraverso i nostri stessi clienti, e cioè i Comuni, che ci assicurano un ritorno pubblicitario non indifferente sul territorio e ci aprono alle collaborazioni con le associazioni del territorio ed altri enti, come ad esempio la Camera di Commercio.
Non avremo un blog, questo è certo. Siamo talmente carichi di progetti che aggiungerne altri di non legati prettamente allo sviluppo della piattaforma al momento è davvero utopistico, si vedrà in futuro.
Come il territorio viene valorizzato e come ha accolto questa novità? Sono stati già valorizzati eventi irpini?
Il territorio viene valorizzato dandogli semplicemente visibilità. Voglio ricordare e sottolineare che quello che offriamo è uno strumento per semplificare di molto il lavoro degli operatori del territorio e delle attività commerciali per quanto riguarda la loro promozione e commercializzazione, per cui non offriamo un modello univoco quanto piuttosto degli spunti di utilizzo tra cui quello di mettere in rete il proprio territorio, renderlo davvero fruibile digitalmente in modo rapido e preciso, e costruirci tassello dopo tassello una sinergia sempre più stretta con le aziende, vere e proprie attrici e protagoniste dei territori.
Per quanto riguarda l’Irpinia ed Avellino in particolare stiamo attendendo le amministrazioni, sono in un periodo tumultuoso e complicato quindi giusto che diano precedenza a questioni più importanti.
Nulla esclude però l’Alta Irpinia: abbiamo già ricevuto alcune proposte interessanti e alcune le abbiamo mosse noi per dare una visione nuova ad alcuni degli eventi più importanti dell’autunno e inverno irpino.
Vedremo con Salerno nei prossimi mesi cosa si potrà organizzare, non posso dire altro al momento.
Quali sono le start up partner e quali sono gli enti pubblici, privati, le attività commerciali, per migliorare i servizi offerti?
Abbiamo individuato al momento tre start up partner che secondo noi rappresentano non solo l’eccellenza internazionale nei loro rispettivi settori, ma anche delle soluzioni innovative e inedite che arricchiscono l’offerta di Hearth su un territorio.
Stiamo attendendo il momento giusto e i fondi per poter integrare le loro idee sulla nostra piattaforma, nel mentre ascoltiamo ogni singola richiesta per poter elaborare al meglio i prossimi sviluppi del software.
Come i Comuni e le Pro Loco possono aderire per partecipare alla valorizzazione territoriale, storico e culturale? E le pmi locali e le attività commerciali?
Fondamentalmente parlando di Comuni e attività commerciali si parla anche dei nostri due principali modelli di business.
Per quanto riguarda i Comuni basta una semplice procedura di affidamento diretto: è una procedura amministrativa molto snella per le pubbliche amministrazioni che si può applicare per operazioni economiche al di sotto dei 40mila euro di spesa.
Essendo il costo di adesione ad Hearth, almeno in questa prima fase, di soli 2.000 euro per i Comuni va da sé che è davvero semplicissima e pesa pochissimo sulle casse comunali.
Per le attività commerciali ciò che è presente al momento all’interno dell’app è tutto totalmente gratuito: dalla registrazione, che avviene tramite Google Business e quindi basta inserire email e password e si possono importare anche più di 20 attività contemporaneamente, alla personalizzazione del profilo e alla creazione di eventi, e possono farlo senza alcun costo aggiuntivo.
In futuro saranno implementati servizi aggiuntivi per le PMI, ma non supereranno mai il costo complessivo di 20/massimo 30 euro al mese: vogliamo offrire un servizio alla portata di tutti e non di pochi.
Quali gli obiettivi per il prossimo futuro? Estendere il servizio dall’Irpinia, alla Campania e a tutta l’Italia?
Esattamente, Agropoli e Paestum sono dei territori che già testimoniano il nostro andare “oltre” l’Irpinia, quindi ci stiamo già muovendo in questo senso.
Per quanto riguarda l’Italia abbiamo già alcuni forti contatti con altre Regioni: al TTG di Rimini faremo il punto della situazione e valuteremo le varie opzioni disponibili.
Consiglieresti ad altri giovani di investire nelle proprie idee e sul proprio territorio d’appartenenza?
Assolutissimamente sì.
Ad oggi viviamo in un paradosso quotidiano davvero assurdo: “camminiamo” letteralmente su tesori nascosti che attendono solo di esser riscoperti, e forse l’Italia è uno dei pochi Paesi al mondo in cui non c’è bisogno di “creare” turismo, ma solo di “riscoprirlo”, di lavorare su quello che già abbiamo.
Ci sono infinite possibilità lavorative, basta solo guardarsi intorno, osservare e chiedersi cosa si può creare con quello che si ha a disposizione.
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